Autore: Avv. Enrico Germano

Il principio della parità dei salari in Svizzera è sancito sia dalla Costituzione federale dal 1981 sia dalla Legge federale sulla parità dei sessi entrata in vigore il 1.luglio 19961 . Si intende per parità salariale il principio secondo cui ogni lavoro uguale o di uguale valore deve essere retribuito con il medesimo salario per entrambi i sessi.

L’art. 8 della Costituzione federale lo specifica al suo capoverso 3: “Uomo e donna hanno diritto a un salario uguale per un lavoro di uguale valore”. Anche la Legge federale sulla parità dei sessi (LPar), che quest’anno compie 26 anni ed è stata istituita proprio per promuovere l’uguaglianza effettiva tra l’uomo e la donna, prevede al suo art. 3 il divieto di discriminazione: “Nei rapporti di lavoro, uomini e donne non devono essere pregiudicati né direttamente né indirettamente a causa del loro sesso, segnatamente con riferimento allo stato civile, alla situazione familiare o a una gravidanza. Il divieto si applica in particolare all’assunzione, all’attribuzione dei compiti, all’assetto delle condizioni di lavoro, alla retribuzione, alla formazione e alla formazione continua, alla promozione e al licenziamento. Non costituiscono una discriminazione adeguati provvedimenti per la realizzazione dell’uguaglianza effettiva”.

La LPar ha anche previsto nella sua sezione 3 (artt. 8-10) disposizioni speciali per i rapporti di lavoro disciplinati dal Codice delle obbligazioni svizzero e che si collegano alle procedure in caso di discriminazione nell’assunzione oppure in caso di disdetta discriminatoria, come pure alla protezione dal licenziamento per presunta discriminazione. Mentre la sezione 4, al suo art. 13, prevede la protezione giuridica in caso di rapporti di lavoro di diritto pubblico. La LPar ha anche previsto un obbligo di eseguire un’analisi della parità salariale ma ciò vale per i datori di lavoro che impiegano 100 o più lavoratori e la Confederazione ha pure istituito un Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo, atto a promuovere “la parità dei sessi in tutti gli ambiti della vita e si adopera per eliminare qualsiasi forma di discriminazione diretta o indiretta” (art. 16 LPar).

Purtroppo queste lodevoli iniziative, che hanno comunque avuto il merito nel tempo di creare basi normative e di promuovere l’uguaglianza, non hanno tuttora permesso di raggiungere la parità salariale tra uomo e donna, tanto è vero che lo stesso Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo ricorda che “attualmente le donne guadagnano mediamente il 19% in meno degli uomini. Questa differenza ha molteplici cause. Per il 55% circa è riconducibile a fattori obiettivi, come la posizione professionale, gli anni di servizio o il livello di formazione, mentre il rimanente 45% non è spiegabile e comporta una potenziale discriminazione salariale”2.

Difatti la parità dei salari è ancora ben lontana di essere raggiunta. Dai dati che emergono dal sito dell’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo, il 19% mediano corrisponde a ca. CHF 1512. — di disparità salariale media al mese e la differenza tra il settore privato (disparità salariale media mensile del 19,6%) e il settore pubblico (disparità salariale media mensile del 18,1%) è minima. Questa differenza è abbastanza uniforme a livello svizzero e non riguarda solo le professioni meno remunerate o manuali, ma anche le cosiddette posizioni dirigenziali, dove in questo caso i dati statistici dimostrano che la presenza femminile ai vertici è tuttora molto inferiore a quella maschile3.

Si ricorda pure che il 14 giugno 2019 più di 500.000 donne e uomini scesero in piazza in moltissime città svizzere per manifestare l’uguaglianza4, fatto molto inconsueto e raro per l’entità della manifestazione in Svizzera, e che si svolse 28 anni dopo lo sciopero nazionale delle donne del 14 giugno 1991. Mentre quest’anno, in occasione dello sciopero delle donne il 14 giugno scorso, almeno 50.000 persone si sono mobilitate in tutta la Svizzera contro le differenze salariali ma pure contro la riforma dell’AVS 21, che prevede l’aumento dell’età di pensionamento delle donne da 64 a 65 anni5. L’ultima parola spetterà ai cittadini visto che oltre 150.000 firme (il triplo delle firma necessarie per un referendum facoltativo) sono state raccolte e depositate nel frattempo e il popolo svizzero sarà chiamato ad esprimersi il 25 settembre prossimo contro l’aumento dell’età pensionistica delle donne6.

1www.ebg.admin.ch, Ufficio federale per l’uguaglianza fra uomo e donna

2 https://www.ebg.admin.ch/ebg/it/home/temi/lavoro/parita-salariale/basi.html
3 https://www.orientamento.ch/dyn/show/124596
4 https://houseofswitzerland.org/it/swissstories/societa/scioperi-femministi-svizzera-il-14-giugno
5 https://www.bluewin.ch/it/attualita/svizzera/14-giugno-donne-contro-l-aumento-dell-et-di-pensionamento1259819.html
6 https://www.rsi.ch/news/svizzera/Berset-difende-la-pensione-a-65-anni-per-le-donne-15438148.htm